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"volere la città" di Luca Pessina

Contributo #1:

Alcune città funzionano, sono in grado di assecondare le attività e le aspirazioni di chi le vive e hanno la forza di rinnovarsi costantemente; altre città, invece, non sembrano funzionare. Questo ha a che vedere solo in parte con la qualità degli spazi che compongono il manufatto urbano. La città non rappresenta un prodotto finito, la città è un processo nel quale partecipano diversi fattori, fra cui, anche, l’architettura. Alcune città crescono senza sottostare ad un disegno premeditato e tuttavia sono amate dai propri abitanti, altre città, anche bellissime, non sono più, o non sono mai state, in grado di realizzare i sogni di chi le vive. È difficile parlare di città senza riferirsi a situazioni specifiche: per questo motivo trovo interessante prendere in esame il caso di Lugano. Quello che di Lugano possiamo definire come città, nel senso del carattere dello spazio urbano, rappresenta invero una parte piuttosto ridotta dell’agglomerato. Al di fuori di quest’area, che tutti identifichiamo come Lugano, si estende una vasta porzione di abitato che in termini spaziali si avvicina maggiormente ad una periferia, ma dove tuttavia la forza della città cerca disperamente di farsi spazio: in un costruito dal carattere essenzialmente residenziale troviamo sacche di urbanità, con commerci, attività amministrative e luoghi d’incontro. Questo costruito, nella forma che ha assunto, probabilmente non l’ha voluto nessuno, è semplicemente avvenuto, conseguenza di svariate azioni individuali e di una serie di regole e parametri predefiniti che non hanno preso in considerazione quale ne sarebbe stato il risultato formale. È un dato di fatto che siamo tornati ad interessarci alla città, siamo tornati a vivere in città e questo non solo per mera necessità: le città crescono e sono tornate ad essere attrattive e sicure; le città sembra siano tornate a rappresentare l’uomo contemporaneo che vi troverebbe la propria realizzazione. Lo spazio di Lugano è ora costruito, adesso è possibile osservare e cercare di comprendere il risultato costruito di quanto è avvenuto in modo più o meno premeditato. La città è fatta di molti fattori, e l’architettura è uno di questi. Architettura vuol dire pensare e dare forma allo spazio esterno, agli interstizi, al verde, alle proporzioni della strada, ai luoghi dove stiamo soli e i luoghi dove ci incontriamo; e vuol dire anche definire la tipologia degli elementi: una finestra può fare il carettere di un edificio. L’architettura dà corpo ad un intenzione. Per poter immaginare la città, occorre volere la città

Gustave Caillebotte, „Jeune homme à la fenêtre“, 1876

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